POESIE DI PAOLA SILVIA DOLCI – TRATTE DA “AMIRAL BRAGUETON” (ED. ITALIC, 2013)

bragueton

 

 

 

 

Paola Silvia Dolci è per me poeta eccezionale. Ogni volta che leggo i suoi libri, mi sembra come di avere una di quelle vecchie valigie di un tempo remoto, ritrovamenti di fortuna che avvengono a naso, in uno di quegli squinternati mercatini delle pulci inglesi, o negli angoli più umidi di un robivecchi di paese. E dentro la valigia ci trovi gli odori, gli olezzi perduti, i nomi, le foto di esseri scomparsi, tutt’ora presenti; e poi i sapori, i frutti, ma soprattutto i pensieri, quelli vivi, che ancora si muovono sulla pagina. Perché Paola Silvia Dolci è soprattutto uno specchio d’oceano, che riflette il suo fondo in contrasto con la superficie. E il lettore ne può intravedere l’ambiguità del gioco, l’ampollosa moltitudine di detriti che ogni parola si carica sulle spalle, come un affranto pescatore trascinando le sue reti di giornata. E Paola pesca, ma soprattutto ci offre la lenza, ci fa abboccare al suo amo. Paola Silvia Dolci ci tramuta in gioiosi pesci. Ogni pagina un tuffo.
E poi Paola è un luogo, un posto imprecisato, ma che si trova in ognuno di noi.

Mi è capitato di sognare personaggi buffi e pericolosi dopo la lettura di NuàdeCocò. Marmellate di oggetti e donne amarene coi baffi ripieni di latte.

Sicuramente dopo questo Amiral Bragueton sognerò il mare, e forse dietro del mare una distesa celeste, e la solitudine d’Ulisse.

Leggete Paola Silvia Dolci, perché è più di un poeta: è un pirata.

 

Antonio Bux

 

alcuni testi tratti da “Amiral Bragueton” (Italic-Pequod, 2013) di Paola Silvia Dolci, prefazione di Ianus Pravo, illustrazione e cover di Michela D’astuto.

 

 

Questo è un segreto e tu lo devi mantenere.
Io sono un ammiraglio e tu mi devi credere.

 

IX.
«Il mio amore è sempre triste.»
I bimbi negri, Caroline smaccate
sulla soglia del cinema pornografico
dei clienti bianchi. Nelle vie portavano
la fame e la pace che si ha
quando ci si addormenta su un prato al sole.
«Davvero, come ti bacio diventi triste.»
Al Corpus Cristi la sirena aveva pesci per capezzoli.
Era un vecchio incurvato dal chiasso
cucchiai, pentole, tamburi e scimmioni
l’amore che gli esseri umani sembravano
nutrire l’uno per l’altro.

(Rio De Janeiro, 13 giugno 2010)
XXV.

Da una corrispondenza privata.
Se guardi il video delle bacche bianche nel cimitero
puoi vedere il freddo.
Ti pensavo.
Non mi credi e così fai di me un santo.
Quando scrivo sono molti i destinatari.
I sentimenti sono in me come quando ero bambino
e mia madre e mio padre si confondevano
le figure. Non so distinguere.
Tuttavia sto mangiando una mela
e immagino sia la tua bocca.

(Mosca, 5 dicembre 2011)

 

I.
“come se questa intimità ci costasse la pelle”

Cremona, 12 febbraio 2012

Dolcissimo amore mio,
questa scrittura è la mia sostituta.
Vorrei passeggiare per la tua città
in orari diversi dai tuoi.
Ieri sera bevevo vino nel foyer
e cercavo se mi stessi guardando.
Poi, mentre la Marinelli recitava
– quando Apollo ti sputa in bocca
e – venne Achille la Bestia
mi sarei alzata e ti avrei raggiunto al buio
per baciarti di nascosto.

Inizio sempre a parlare quando bisogna salutarsi.

Per disfarmi del dolore ho dieci minuti.

 

III.

“perché la bellezza – disse Elena – deve svanire presto”

Cremona, 28 febbraio 2012

Durante il loro primo amore furono (iceberg) felici.

Lui fioriva sulla spalliera del letto,
lei stava cercando la vena nella pietra.

Alla pletora di vecchie poesie
non avrebbero potuto aggiungere
la passeggiata sul lago,
la neve in quei giorni stranamente caldi
di fine febbraio
e di ogni cosa si poteva essere spettatori
ma non vivere.

 

VI.
Punta Ala, 17 aprile 2012

Devi tornare presto; i colpi
sulle braccia stanno guarendo.

Stamattina scrivo da un tavolino del porto,
è primavera, indosso il tuo foulard blu.
Se è vero, come in quella poesia,
che il sonno è più forte quando si sogna ciò che è stato
perché invece io piango?

La grazia di mancare il bersaglio.

 

II.
Nessuna tela al Rijksmuseum ritrae l’estate.
Le donne indossano maschere contro il freddo.
Gli uomini pescano, cacciano oche
e commerciano birra.

Amore, regalami
il latte che scorre di Veermer,
Eros nella palla di vetro con la neve
e Willem Van de Velde a Livorno.
Io terrò il conto delle vele.

(Amsterdam, 14 luglio 2012)

 

III.
Else è tua.

Dall’aereo, le ombre lunghe degli alberi.
Scuro cuore di cerva schierava
l’Oceano Atlantico,
l’inverno, tra te e lei.

Tu eri il ricordo che si alzava
come l’asta del saltatore.

(São Paulo, 21 luglio 2012)

 

IV.

La mia vera Penelope è Matisse.

Nel giardino gli uccelli hanno voci da bambino.
Per tutte le mie poesie voglio usare l’espressione
Da una poesia anonima
E aprirvi la bocca con le more, schiacciando.

Canterò la guerra
Quando avrò esaurito il tema del viaggio.

(Desenzano, 27 giugno 2012)

 

V.
Sono figlio delle estati della mia infanzia.

Esco, sul ponte a guardare le stelle: il cielo è bianco.

Mia madre è sdraiata su un divano.
Dice che devo fare l’amore con lei, che vorrebbe farlo a ogni ora.
Mi sento male.
Rifiuto.
Prende un coltello e mi uccide.

(Cavo, 9 agosto 2012)

 

VIII.

i.
Else ha sognato Ipazia.
Si faceva quadro: aritmetica mentale di Bogdanov-Belsky.
Ogni meccanismo e calcolo
rappresentava sul volto un’espressione diversa:
da quando immaginavamo
e creavamo.

ii.
Non avendo famiglia d’origine e incapace di formarne,
mi piace comprare le foto di sconosciuti nei mercatini delle pulci.
Mia sorella, mia madre e mia zia al Parco dei Divertimenti.
I nonni una domenica.
È mio padre da bambino.

(Mosca, 27 ottobre 2012)

 

XI.
La mia passeggiata aveva le foglie nel cappotto.
Novembre è penetrato dal lago e non parla,
un’immobilità amorosa e funebre.
Else: non stringere, molla.
Ricarica e spara.

(Desenzano, 26 novembre 2012)

 
XII.
(Il cervo – ) Else, hai le mosche nel reggiseno!
Else! Ti appendo per le tonsille!
Else, aiutami,
mi sembra di diventare reale.

Dietro la macchina fotografica
ci sono le stelle.
Stanotte il lago voleva fare il mare

(Desenzano, 29 novembre 2012)

 

 

 

 

13 thoughts on “POESIE DI PAOLA SILVIA DOLCI – TRATTE DA “AMIRAL BRAGUETON” (ED. ITALIC, 2013)

  1. Gentili signore, grazie a voi del passaggio e dell’approvazione. Chi di voi mi conosce sa come sono difficile e quanto poco io mi sbilanci…Paola merita davvero, e vi consiglio questo suo libro, come anche l’altro suo precedente che menziono, edito con Manni…

    Ma questo anche è un bel pugno.

    Un caro saluto,

    Bux

  2. Dai e dai, battendo testardamente il suolo, in cerca della miniera, fra tante cianfrusaglie si scopre poesia vera. Colpisce quell’identità forte espressa quasi lateralmente, un sano egocentrismo porto di sbieco. Ed umilmente. Ma questa raccolta si trova?

    • Grazie per la lettura a te, cara Cettina. Contento che questo “lavoro” serva alla poesia per una sua più ampia diffusione….

      Un caro saluto, Antonio

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