Paolo Pitorri – ABBIAMO DISCUSSO DELL’ALDILÀ (collana Sottotraccia, a cura di Antonio Bux, Marco Saya Edizioni, Milano 2021)

***


Li vedo vagare rispecchiandosi tra le betulle

nelle mani soffiano una fiamma – la prima fiaba.

Scossi dall’abisso rosso, dalla terra secca, nascono.


Li vedo arrivare, così bagno la soglia di fango e sangue

cospargo ottimi profumi sulla porta per i piccoli spettri.

Cerco di evitare un dialogo, porgo un dono

a loro che sono una nuova alba, i cervi dei miei sogni.

***


Qui le donne portano volpi sulle spalle,

cacciano e ci fanno mangiare.

Vivono con le mani nella bocca del lupo;

con i piedi nella fogna della neve

calpestando gli zingari, urlano al cielo.

Qui le chiamano dee della salvezza –

***


Oggi Orione parla agli analfabeti –

il cielo è un pane antico dalla crosta bianca.

Una donna in lontananza sventola tre spighe di grano.

Truccata di campagna abbaia alla periferia

e miete, miete per il primo giorno del mondo.

***


Le vene del suicidio? Sono corse contromano

lampioni fulminati, distrutti da illusioni.

La vita è un’onda di rovi di more

che non riesco più a raccogliere.

Pensare al suicidio, al suicidio di dio.

***


È tanto nero quanto antro l’inizio della morte – io lo so.

È un film che si interrompe. È il rumore bianco del televisore.

La paura di alzarmi dal letto – volerlo o no –

la paura di farsi sonnambulo: impugnare un coltello:

poggiarne la punta sullo stomaco: sentire il cervello

parlare alla lingua – dire:

non spingere.

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