Non sono io prima dello specchio
né dopo i suoi frammenti io lo sono
se lo specchio è febbre che mi fa dire
non sono io prima dello specchio
né dopo i suoi frammenti io lo sono,
che mi strappa dalla bocca tutto
il vano dell’eterno.
***
Bianco che lava l’aria dal respiro
attorno al ceppo dell’impiccagione,
questi passi urlanti e senza terra
fermano il riposo del torturato.
Bianco ch’è stretto come un cappio
sul nero del mio bianco volto
sul nero del mio nudo volto
i profili degli alberi non lasciano
segno alcuno di carne e di carne.
Bianco e nero rotolano sul fango.
***
E niente, niente, se neanche sei ferma,
a sorridere, no, del gorgo fermo
del sorriso, ma no, del gorgo fermo
del mio volto che sorride, non è
che la pozza, il volto no, né risciacquo
le mani del sorriso nella pozza
del volto, nel gorgo fermo, nel niente
che sorridi, di niente, nella pozza
di me che non sei ferma e non sorridi
sorridi e non ci sei, io non ci sono.
***
C’è acqua nelle mie mani e le mani
sono asciutte, sull’acqua si è stretto
il tempo di una lunga radice di mani
aride, più grandi dell’acqua,
più grandi della notte in cui sorride
il tempo di chi implora una forma,
non l’acqua, il nutrimento,
l’inedia della forma che innalza
un occhio d’acqua, un trofeo di sete
ignorato dalle bocche.
Sotto il trofeo di sete c’è un ventre
che è tavola alle bocche senza fame
e senza sete, c’è un ventre che trema
per una bocca,
per una bocca aperta.
***
Sopra di me il cielo stellato, dentro me
cielo stellato e sangue fanno argento e legge.
Nessuno sa, e io ancor meno, il nome che il padre ha scritto
nel mio corpo di tedio: è il nome, occulto e bianco,
disvelato morrà come un dio profanato,
e origine sacrifica al suo silenzio il tempo.
L’odore dell’orina a ritracciare volto,
l’odore della mia orina in oikos, il tempo,
ogni dio è mancato e chiama a berne il volto.
in copertina: Francis Bacon (Studio – Self Portrait)