[…] La parola poetica è una commistione di senso e di suono, così come di immagini e tensioni del pensiero. Un affondo lirico nella sostanza delle cose, una incessante e ossessiva ricerca verso la prima superficie del mistero. Quando un poeta assolve, almeno in parte, a queste specifiche questioni, può ritenersi sufficientemente soddisfatto del proprio fare. Questo avviene anche per la raccolta di Carol Guarascio, dall’emblematico titolo Fiori scompagni in acqua cruda, dove il ritmo assume senso attraverso suoni ed immagini precise; dove l’amore germina, così come la solitudine, con tono leggero, mai mortificante o consolatorio. […]
(dall’introduzione di Antonio Bux)
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Ho imparato una parola bellissima: ciclofattorino
la tua bocca è l’antro che conosco meglio
il giorno senza te sarà:
occhi cavati da una testa senza
corpo – cadavere squisito –
carcassa trafugata d’uccello
a farne fumo per gli dèi
sarà asfalto macchiato di bolo
ho ritrovato la coperta d’uncinetto verde acqua
e se qualcosa ancora risplende
è la lama del tempo.
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Voi portate anche i denti a quella festa
e gli unguenti, i sorrisi delle barbie,
i mozziconi di sigari spenti,
i monconi di parole giallognole
con le spore sempre aperte e puntute,
pelle acida e perdente di sali
state rotti, su basamenti alati
come fiori scompagni in acqua cruda.
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Riporrò le spine
la terra e il sale
passerò come si passa davanti
alla casa d’un amante
le parole vi saranno accese
come lampade.
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