
LA MALATTIA COME VISIONE
È finalmente stata colmata una lacuna editoriale riguardante la poesia spagnola del secondo novecento. Infatti è da poco stato pubblicato il volume “Poesia ultima di amore e malattia” del poeta galiziano Lois Pereiro, scomparso tragicamente nel 1996 a soli 38 anni. Il bel volume, curato da Marco Paone e pubblicato dalle belle edizioni Aguaplano di Perugia, propone l’opera in versi più conclamata dello sfortunato autore di Monforte de Lemos, piccolo paese della provincia di Lugo. Autore tanto sfortunato quanto consacrato post mortem, perché Lois, ancor prima di ammalarsi di “colza” (in Spagna, nel 1981, fu erroneamente messa in commercio una partita di olio intossicato, che fece migliaia di vittime) e conseguentemente di “Sida” (Aids in italiano), fu sì perennemente messo ai margini della scena letteraria, poiché personaggio underground, lascivo e viaggiatore, dal carattere introverso e auto distruttivo, al pari di una vera, ma in questo caso isolata e povera, icona pop/rock degli anni ’90; ma fu anche subitamente, dopo la metà degli anni ’90, riconosciuto come una delle voci più originali ed estreme della nuova poesia spagnola, e in particolare della poesia in lingua galiziana (qui ben tradotta in italiano da Marco Paone). E la sua poesia, densa di uno struggimento e di un espressionismo tipico della decadenza del nostro tempo, fu ben capace di rappresentare una generazione tutta, cresciuta tra punk ed estremismo anarchico, tra rivoluzioni e continue disfatte. E l’emblema di questo poeta, resta la sua dissoluzione verso il sentimento estremo della vita, ossia la forza dell’amore in quanto residuo umano non del divino, ma della natura stessa dell’esistenza. E anche la malattia, vissuta sempre con fedele adesione alla resistenza, fu per Pereiro la conseguenza estrema e totalizzante della visione; la visione di ciò che è breve e per sempre, e per questo umano. La visione di un fallimento che è proprio del nostro genere. A tal proposito, celebri i suoi versi, che sono poi diventati il suo ipotetico Epitaffio, come a fare di tutta una poetica e una vita, la vita del lupo della steppa galiziano, una furia d’amore e di sentimento di dolore imprescindibili. (“Sputatemi addosso quando passarete / davanti al luogo in cui riposerò / mandandomi un umido messaggio / di vita e di furia necessaria”).
Antonio Bux
3 poesie dal libro
CURIOSITÀ
Sapere che si sta per morire
e il corpo è un paesaggio di battaglia:
un mattatoio nel cervello.
E tu permetteresti, deserto amore,
che in questa febbre penitente aprissi
l’ultima porta e la chiudessi
dietro di me, sonnambulo e impassibile,
o infileresti il piede
fra essa e il destino?
SVANISCE IL DOLORE E ARRIVA IL SONNO
Credo ormai che potrei
passeggiare fra spiriti estranei
senza calpestare i loro sogni più segreti.
Non sento più quel dolore immobile
che prima abitava le mie notti,
svegliandomi in una delle ore più buie
consapevole che il giorno seguente
nulla mi avrebbe portato di così diverso
dal fallimento che mi stava sciogliendo
con il fuoco dell’inferno in cui vivevo.
I
Immergersi nel silenzio è ciò che distingue
coloro che amano con spirito suicida
da quelli che solamente sono
un sogno breve.
Nel viaggio notturno che intraprendiamo
all’interno di un corpo differente
un atto d’amore è un fluido urgente
di sudore e lacrime e sperma
contro la paura
parole disarmate
desideri che si perdono
nella nebbia di mille notti
fra le lenzuola sconvolte
dal feroce presente
di due corpi che dimenticano.
