Noi, la lunga pianura immaginaria
ci inghiotte come sacramenti della notte
Sei stato una quantità esatta
nella pioggia che afferra i visi
Ma adesso in ogni angolo della stanza
aspetteremo fuori dall’esplosione
un legno che io, qui,
ho costruito (lasciami fare)
prodigi scelti dal caso, pioppeti da percorrere!
Il tenero è nel mezzo e nell’interno
umiltà di una porta
ascoltando treni, a un passo, come
una febbre nel ricordo esattamente
Guarda il campo
è così calmo, smisurato, stamattina.
***
Guardiamo dalla cima del monte
il filo di calma che è nato
del mio petto tu conti ogni grano
e ogni cuore si prende di colpo
il suo tempo: un amore
è tornato e si è accorto
il suo disco ci copre.
Adesso tu devi guardarmi
per quella collana di sì
nella mia pelle che apre
la piana la strada
e i fondi della notte
i centesimi della sete.
***
Il buio come bene
Tutte dolcezze sono alle dita
di rosa l’abito tinge
lungo l’azzurro pieno, come ti chiamavo
a cancellarmi, quaggiú, ti prego.
Per te, io ti, io te sono
che mi contiene nel tremante ricorso
del tuo silenzio vienimi incontro
orizzonte e allarga esso.
Come rami contro il cielo entrai in lui
una specie eletta dal suo cuore
come mondi sognati da miriadi di sogni
sradicati al centro quasi affondando
diciamo.
***
uomo mattutino
mi avvicino alle dita di fresco
che picchiettano il volto rasato
senza toccarti vuoi essere adorato
guardare basti a me, a te lo specchio
cicala foglia non trema
al vento che non voglia questo profumo
come il tuo bambino ti osservo
eroe mattutino e chiaro
quel colore tirrenico porterei
a rovesci da pittore
tra le voci di fuori
dove deliberi ogni giorno ogni ora
perché sbiadiscano i tuoi cari:
troppo bianco troppo nero tutto in te
voglio affondarci ròsa dal tuo sangue
***
Ho fatto un grande sogno ma non ne ricordo
niente babbo amiamo le teste bruciate
dell’amore ma non la misericordia e
i chiodi come coltelli di gelosia
tra poco cadrà la strada su di te
spergiuro sulla mia infanzia scrivo
lettere, se non mi dai da mangiare
i capelli mi diventeranno come crine
e come un fucile. Notte di lupi
sprangare l’angelo del vento
qui è la piega
dove non sarà nuovo morire
Nadia Campana, poeta, è nata nel 1954 a Cesena ed è morta suicida a Milano nel 1985. Nel 1990 l’editore Crocetti ha pubblicato “Verso la mente”, a cura di Milo De Angelis e Giovanni Turci, rieditata poi, in versione ampliata con alcune altre prose e poesie, dall’editore Raffaelli nel 2014.