
Gentili amici, per il blog anticipo la sesta uscita della collana SOTTOTRACCIA che curo per le Marco Saya Edizioni di Milano. Si tratta del primo volume di versi della cantautrice e attrice astigiana, ma torinese d’adozione, Marinella Ollino, in arte Lalli. Come dicevo, si tratta del suo primo libro di poesie, intotlato “Nevicherà sul mare”. Per il blog anticipo cinque poesie più la quarta di copertina a mia cura (e ovviamente la copertina del libro). 🙂
Grazie! Bux
Quando si viene dalla musica, dai testi scritti per essere musicati, e si giunge poi alla poesia vera e nuda, c’è sempre il rischio di trovarsi di fronte a un qualcosa di già visto, di retorico o scontato. Poiché chi è abituato alla protezione delle note, porta in sé un’altra ritmica, altre corde su cui poggiare. Facendo un paragone metaforico, è come se la musica fosse un mare, mentre la letteratura, la poesia in particolare, fosse neve. Poiché il mare, li-quido, aperto, offre l’orizzonte a chi lo ascolta. Mentre la neve, eterea, ha in sé l’orizzonte interiore di chi vive senza sosta il proprio destino. Ma a volte questi due nobili fenomeni, apparentemente distanti, convergono, e avviene una specie di miracolo: avviene che nevica sul mare. E tale miracolo accade in questo libro – intitolato appunto Nevicherà sul mare – scritto da Lalli, una delle vere signore della musica alternativa underground ita-liana (forgiatasi dapprima con lo storico gruppo torinese dei Franti, poi come solista, vantando numerose e alte collaborazioni), qui alla sua prima esperienza editoriale. E in questo suo libro d’esordio Lalli ci insegna che la parola, semplice, mai abusata (riconsegnata al suo gioco di rime, a volte baciate, altre volte alternate o intrec-ciate) è di per sé musica che in sé suona l’orizzonte dell’essere umano, ma anche la brina sottile a protezione dell’oscuro. E così nella Lalli scrittrice di poesie avviene questa felice fusione tra poesia e musica, tra mare e neve. Perché quando poesia e musica s’incontrano, allora il miracolo è visibile a tutti.
Antonio Bux
***
Li ho visti incendiarsi,
come colline d’autunno.
Qualcuno ride.
Mentre la brina si scioglie,
la stanza e la strada
sono un oceano.
***
I giorni si passano
da una voce all’altra.
Una lettera mai spedita.
Una lettera mai aperta.
Un abito leggero che non si usa più.
Un sorriso all’ombra di un rimpianto.
Apri le braccia,
amore da incontrare.
Apri un tempo appena,
amore della schiena.
Strappa le reti e aspetta,
nevicherà sul mare.
***
Ieri è caduta neve sul dolore
e il rumore non si è rialzato.
Sulla piazza, le bandiere
hanno chiamato venti di frontiera.
Ho aperto gli occhi,
li ho richiusi sulle tue palpebre,
e i miei capelli, di nuovo lunghi,
chiamavano il vento
dei panni stesi alla ringhiera.
***
Quando torno a casa
conosco a memoria le curve,
riconosco ogni petalo sul quale salivo
per intraprendere la terra di sempre
con l’abisso del domani.
Sono ancora campi, scarpe,
rive, fossi, capelli sudati, zappe,
che sovrastano donne e uomini,
chini,
nelle vigne,
sull’affanno dei soldi per comprarsi
la vita,
sul riposo che la sera viene a riempire i piatti della cena,
e non basta mai.
E ancora, da sempre,
nel buio, canto.
***
Nell’ora bassa,
si ritirano le rondini.
Lasciano il cielo
per cercare un riparo di terra.
Nella terra bassa,
di tufo,
si rifugiano conchiglie,
così che i grappoli scuri
siano grumi di preghiere
del cielo.
