LEOPOLDO MARÍA PANERO – 12 poesie da “Contro la Spagna e altre poesie non d’amore”, (1990) – versioni italiane di Antonio Bux

paner
[…] Contro la Spagna e altre poesie non d’amore, rientra di diritto, all’interno della vastissima opera di Leopoldo María Panero, in quella decina di libri che formano le architravi della personale parabola poetica dell’autore iberico. Pubblicata per la prima volta nel 1990, questa raccolta è un esempio che ben esplica la poetica “nichilista” e “decadente” dell’autore, però in questo caso quel “maledettismo” che ha sempre incarnato, anche contro la sua stessa volontà, la violenta e instabile figura del poeta madrileno, si fa qui congiura, intima rappresaglia, abracadabra poetico, perciò amuleto e sigillo rituale, invettiva spirituale e infine giuramento a morte contro il potere vigente. Dunque contro il suo stesso paese, quella Spagna che ha, per una sorta di destino irreversibile e beffardo, da sempre amato ma poi sempre rigettato, nel fango della solitudine, uno tra i suoi più grandi interpreti poetici.[…] Panero disfa così la comunicazione, ma soprattutto la vita tramite l’invocazione perpetua e l’evocazione mortale. Una cosa è certa: questo libro, a dispetto del titolo, è un vero e proprio atto estremo di amore, e di morte; un atto di morte e di amore finché crepi la Spagna – che si intenda, come la vita – e che sia, infine, una sola la risposta: “il fiore / che si cercava nel poema / voleva dire la tomba” (da Segreti del poema).
 
(dall’introduzione al libro di Antonio Bux)
 
 
REQUIEM PER UN POETA
(Death’s door. Suggerito da un disegno di Blake)
Cos’è la mia anima, domandi
legato ad un’immagine.
È un dio nell’ombra
che prega l’ombra.
Forse uno schiavo
che legge con la sua lingua gli avanzi della vita.
La corda che nel collo
portavamo tesa è facile slegarla,
nonostante sia illusione, come la vita,
e il dolore e la morte e il sogno del denaro.
Dicono la vecchiaia risponda solo alla tua domanda.
Una pelle rugosa e un uomo che si vergogna
guardandosi allo specchio assetato.
Un giorno morirò. Un giorno sarò solo,
un alce che cavalca per strada, e l’aria
sarà per i miei occhi il segnale di fuga.
Non saranno più mani le mie mani,
e nemmeno un bel ricordo
mi legherà più alla vita.
Vedrò passare un bambino sul marciapiede della paura
e gli chiederò il mio nome se domani rinasco.
 
 
 
RÉQUIEM POR UN POETA
 
(Deaths´s door. Sugerido por un dibujo de Blake)
 
Qué es mi alma, preguntas
a una imagen atado.
Es un dios en la sombra
rezándole a la sombra.
Es quizás un esclavo
lamiendo con su lengua las sobras de la vida.
La soga que en el cuello
llevábamos atada fácil es desatarla,
por cuanto es ilusión sólo, lo mismo que la vida,
que el dolor y la muerte y el sueño del dinero.
La vejez dicen sólo responde a tu pregunta.
Una piel arrugada y un hombre al que avergüenza
mirarse al sediento espejo.
Un día moriré. Un día estaré solo,
un alce cabalgando en la calle, y en el aire
será para mis ojos la señal de la huida.
Ya no serán manos mis manos,
ni un solo buen recuerdo
a la vida me ligará ya entonces.
Veré pasar un niño por la acera de espanto
y le preguntaré mi nombre si mañana renazco.
 
 
 
IL GIORNO IN CUI MORIRONO I MASSONI, O PER FARLA FINITA CON IL MAL DI SPAGNA
Levrieri della mia fronte, cani che il vento
fa singhiozzare in una notte oscura,
cani delle mie labbra, spoglie nella notte,
ladri che dai balconi sporgete il volto
in cerca dell’oro della notte
e di segnali nell’oscuro, burla del gran Re Magio,
un mendicante vi aspetta alla fine della corsia
portando ancora tra le sue mani una lampada oscura
che sa anche abbaiare, e distinguere i gioielli
dell’oro più temibile, quello della mente
che a volte qui agonizza, e altre volte morde
come il labbro del sole, o la pianura.
 
 
 
EL DÌA EN QUE MURIERON LOS MASONES, O PARA TERMINAR CON EL MAL DE ESPAÑA
 
Lebreles de mi frente, perros a los que el viento
sollozar haga en una noche oscura,
canes de los mis labios, despojos en la noche,
ladrones que al balcón asomáis el rostro
en busca del oro de la noche
y señales en el oscuro, burla del gran Rey Mago,
un mendigo os espera al fin de la cazada
aún llevando en sus manos una lámpara oscura
que ladrar también sabe, y distinguir las joyas
del oro más temible, el de la mente
que aquí agoniza a veces, y otras muerde
como el labio del sol, o la llanura.
 
 
 
APPARIZIONE
Nunzio che entri aprendo le pareti della mia stanza
sei dell’uomo o sei del nulla?
Io posso solo dirti il vangelo
della vita, dirti
se sei caduto non alzarti più
e bacia il suolo sacro
e se sei uomo, ascolta i lamenti degli schiavi
che vogliono vivere e reclamano
con suoni dolci l’elemosina
della vita nella stanza dove la mia anima
si contorce feroce come un serpente
e chiede agli addormentati di vederla
sveglia per sempre e intorpidita
con i passeri che volano su di essa
e il latrato di un cane che la risveglia
e dice: guarda, uomo caduto, guarda il giorno
che si alza un’altra volta per continuare la tortura
per quanto la tua anima esali escrementi
che simulano la rosa e la vita
tra le pareti feroci di questa stanza
che sono come la cella di un condannato a morte
coi giorni che rivivono la sentenza
dici: sei dell’uomo o sei del nulla?
io posso solo dirti il mio vangelo
se sei caduto nessuno ti solleverà ora
tu sei ombra e sei nulla
e sei bocca che calpesta gli uomini
una feccia tra le mani
offerta agli uomini e ai lupi
che sporgono i denti, mozzando il poema
quando qualcuno entra nella stanza buia.
 
 
 
APARICIÓN
 
Nuncio que entras abriendo las paredes de mi cuarto
¿eres del hombre o eres de la nada?
Yo sólo puedo el evangelio decirte
de la vida, decirte
si has caído no te levantes más
y besa el sacro suelo
y si eres hombre, escucha los lamentos del esclavo
que piden vivir y que reclaman
con dulces sones la limosna
de la vida en la habitación en donde mi alma
se retuerce feroz como una serpiente
y pide a los durmientes que la vean
despierta para siempre y aterida
con pájaros que vuelan sobre ella
y el ladrido de una can que la despierta
y dice: mira, hombre caído, mira a la mañana
que otra vez se levanta para continuar la tortura
por mucho que tu alma exhale excrementos
que la rosa simulan y la vida
entre las paredes feroces de este cuarto
que son como la celda del condenado a muerte
con días que reviven la sentencia
y di: ¿eres del hombre o eres de la nada?
yo sólo puedo mi evangelio decirte
si has caído nadie te levantará ahora
eres sombra y nada
y boca que pisotean los hombres
y una hez en las manos
ofrecida a los hombres y a los lobos
cuyos dientes asoman, cercenando el poema
cuando alguien entra en la habitación a oscuras.
 
 
 
TANGERI
(Bar Caffè Tingis, Zocco Chicco)
Morire in un water di Tangeri
col mio corpo baciando il suolo
fine del poema e verità della mia esistenza
dove le aquile entrano attraverso le finestre del sole
e gli angeli fanno fiammeggiare le loro spade sulla porta della toilette
dove la merda parlò di Dio
liquefacendosi
poco a poco tra le mani
nell’atto di una lettura
e una colomba
sui corpi nudi di arabi
camminando, barbari, sulla pioggia
e sulla tomba del poema conficcando le loro spade
e la morte.
E un povero bambino sfiorò le mie mani
e il mio collo, e mi disse: “Muori,
è una splendida città per morire”
vedrai come gli uccelli si trascinano e sputano acqua dalle narici
quando muori
e come Filide mi abbraccia e la città si arrende
dinanzi l’assedio dei condannati
preferisco vivere l’assedio di nessuno
con un segno di merda sulla fronte.
 
 
 
TÁNGER
 
(Café Bar Tingis, Zocco Chicco)
 
Morir en un wáter de Tánger
con mi cuerpo besando el suelo
fin del poema y verdad de mi existencia
donde las águilas entran a través de las ventanas del sol
y los ángeles hacen llamear sus espadas en la puerta del retrete
donde la mierda habló de Dios
deshaciéndose
poco a poco entre las manos
en el acto de la lectura
y una paloma
sobre cuerpos nudos de árabes
caminando, bárbaros, sobre la lluvia
y sobre la tumba del poema implantando sus espadas
y la muerte.
 
Y un niño harapiento lamió mis manos
y mi cuello, y me dijo “Muere,
es hermosa ciudad para morir”
verás cómo los pájaros se arrastran y escupen agua por las narices
cuando mueras
y cómo Filis me abraza y la ciudad se rinde
ante el asedio de los condenados
prefiero vivir al asedio de nadie
con una marca de mierda en la frente.
 
 
 
LA MONACA ATEA
 
Le monache adorano il loro Dio che non esiste
mentre il Papa preme il grilletto
e dice Dio non esiste
è un’immaginazione della Chiesa
che sta morendo poco a poco
gli atei piangono ai piedi di una statua.
E il mondo dice Dio non esiste
è un’immaginazione del Papa
mentre gli atei
piangono e piangono la sua bellezza perduta
e Dio non esiste più
sta piangendo all’inferno.
 
Questa è la statua intera del nulla.
 
 
 
LA MONJA ATEA
 
Las monjas adoran a su Dios que no existe
mientras el Papa aprieta el gatillo
y dice Dios no existe
es una imaginación de la Iglesia
que está muriendo poco a poco
los ateos lloran al pie de una estatua.
Y el mundo dice Dios no existe
es una imaginación del Papa
mientras los ateos
lloran y lloran por su belleza perdida
y Dios ya no existe
está llorando en el Infierno.
 
Ésta es la estatua entera de la nada.
 
 
 
CIÒ CHE STÉPHANE MALLARMÉ
VOLLE DIRE NELLE SUE POESIE
 
Volle dire il vecchio quando l’ultima lampada
era già spenta nella stanza
e il sole non vedeva, la serpe lanciata
con la feccia del giorno dentro il pozzo del ricordo
dentro il sogno che cancella tutto, dentro il sogno,
il vecchio volle dire che le leggi
dell’amore non sono le leggi del nulla
e che solo abbracciati a uno scheletro nel mondo vuoto
sapremo come sempre che l’amore è nulla,
e che il nulla
essendo qualcosa che con l’amore e la vita
rompe fatalmente, vuole un’ascesa
ed è per questo che una croce negli occhi, e uno
scorpione sul fallo rappresentano il poeta
tra le braccia del nulla, del nulla rigonfio
dicendo che nemmeno Dio è più del poema.
 
 
 
LO QUE STÉPHAN MALLARMÉ
QUISO DECIR EN SUS POEMAS
 
Quiso el viejo decir cuando ya la última lámpara
en el cuarto estaba apagada
y el sol no nos veía, la sierpe lanzada
con las heces del día al pozo del recuerdo
al sueño que todo lo borra, al sueño,
quiso decir el viejo que las leyes
del amor no son las leyes de la nada
y que sólo abrazados a un esqueleto en el mundo vacío
sabremos como siempre que el amor es nada,
y que la nada
siendo así algo que con el amor y la vida
fatalmente rompe, quiere una ascesis
y es por ello que una cruz en los ojos, y un
escorpión en el falo rapresentan al poeta
en brazos de la nada, de la nada henchido
diciendo que ni siquiera Dios es superior al poema.
 
 
 
IL MASCHERATO
 
Oh, dove sei Uomo Mascherato
in che galassia il tuo nome s’è arenato
lotta, lotta contro il male
perché la felicità dell’uomo è la guerra
Uomo Mascherato qual è la minaccia
che incombe sulla tua schiena
mentre gli uomini ridono di te
oh, povero Mascherato di te ridono gli uomini
che colpa ha il pigmeo, o l’elefante o la tigre
se l’Occidente è crudele
se sulla croce sparano
nella selva.
 
 
 
EL ENMASCARADO
 
Oh, dónde estás Hombre Enmascarado
en qué galaxia tu nombre ha encallado
lucha, lucha contra el mal
porque la felicidad del hombre es la guerra
Hombre Enmascarado qué amenaza
se cierne sobre tus espaldas
mientras los hombres ríen de ti
oh, pobre Enmascarado de ti se ríen los hombres
qué culpa tiene el pigmeo, el elefante y el tigre
de que Occidente sea cruel
y sobre la cruz disparen
en la selva.
 
 
***
 
Il mio più grande amore si chiamava Maíz Blanco
fu torturata e violentata sulle colline
vicino al lago dove bevono gli elefanti.
Di me a stento resteranno le ossa
sopra il mio cranio un giorno passerà un pigmeo
fischiando, vicino al lago,
vicino al lago dove bevono gli elefanti.
Morii per una causa che l’elefante non sa
e che è mistero e oblio per l’uccello
così come non sa la selva
ciò che per te è il serpente
e la materia del ruscello è muta
e non sa nemmeno dimenticarmi.
 
 
***
 
Mi gran amor se llamaba Maíz Blanco
fue torturada y violada en las colinas
cerca del lago en el que beben los elefantes.
De mí apenas quedarán los huesos
sobre mi cráneo un día pasará un pigmeo
silbando, cerca del lago,
cerca del lago en el que beben los elefantes.
Morí por una causa que el elefante no sabe
y que es misterio y olvido para el pájaro
ya que lo que la serpiente es para ti
no lo sabe la selva
y la materia del arroyo está muda
y no sabe ni olvidarme.
 
 
SEGRETI DEL POEMA
 
Filide, lo dico infine, il fiore
che si cercava nel poema
voleva dire la tomba
già adornata dal proprio figlio
i cavalieri posano sulla mano
monete di suicidio.
 
 
SECRETOS DEL POEMA
 
Filis, al fin lo digo, la flor
que en el poema se buscaba
significaba la tumba
por su hijo ya adornada
monedas de suicidio dan
en la mano los caballeros.
 
 
 
NASCITA DI GESÙ
 
I cavalli mutano in vento
il deserto nasce tra le mie mani
tra i miei occhi Gesù Cristo è la paura
come una stella che giace nel nulla.
 
La paura si inginocchia davanti alla neve
davanti all’oscurità la paura è il nulla
come una donna che nasce tra gli uomini.
 
 
 
NACIMIENTO DE JESÚS
 
Los caballos en viento se mudan
el desierto entre mis manos nace
el miedo es Jesucristo entre mis ojos
como una estrella que en la nada yace.
 
El miedo ante la nieve se arrodilla
el miedo ante lo oscuro es una nada
como una mujer que entre los hombres nace.
 
 
 
***
 
Lettore, vieni e spiami
nell’officina dello spettro
dove il fantasma si sposa con la sua immagine
che non sarebbe mai esistita se non in questa
tomba chiusa
in questo Giardino dove i fiori
impassibili divorano gli uomini,
e una Voce, che non è lettore né uomo
né donna né pioggia sopra il letto
dice senz’anima: sono qui i vermi
che tessono senz’armi il Cadavere.
 
 
 
***
 
Lector, ven y espíame
en el Taller del espectro
donde el fantasma a su imagen se esposa
que nunca existiera sino en esta
cerrada tumba
en este Jardín donde las flores
devoran impasibles a los hombres,
y una Voz, que no es lector ni hombre
ni mujer ni lluvia sobre el lecho
dice sin alma: he aquí los gusanos
que tejen sin armas el Cadáver.
 
 
 
ARS MAGNA
 
a Clemen, con un brivido
 
Cos’è la magia, domandi
in una stanza buia.
Cos’è il nulla, domandi
uscendo dalla stanza.
E cos’è un uomo uscendo dal nulla
e tornando solo alla stanza.
 
 
 
ARS MAGNA
 
para Clemen, con un escalofrío
 
Qué es la magia, preguntas
en una habitación a oscuras.
Qué es la nada, preguntas,
saliendo de la habitación.
Y qué es un hombre saliendo de la nada
y volviendo solo a la habitación.
 
 
 
[…] Leopoldo non stava bene. Forse si era confuso di medicazione (lui diceva che gli infermieri, nel manicomio, lo avvelenavano con stricnina). Tossiva convulsamente, ansimava. Mi accorgevo che aveva una vasta macchia sui pantaloni, abbassavo lo sguardo e vedevo tra le gambe della sedia un rigagnolo d’orina. Facevo chiamare un’ambulanza. Poi mi sussurrava qualcosa, facevo fatica a capire. Voleva un panino con la frittata. E mi mormorava qualcos’altro: I’ vo come colui ch’è fuor di vita / che pare, a chi lo sguarda, ch’omo sia / fatto di rame o di pietra o di legno, / che si conduca solo per maestria / e porti ne lo cuore una ferita / che sia, com’egli è morto, aperto segno. Versi di Guido Cavalcanti, uno dei suoi poeti favoriti.
 
Leopoldo non possedeva un’anima, ma uno stile. […]
 
 
(dalla testimonianza di Ianus Pravo)
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