DEDICA DI NATALE – ad Amelia Rosselli (un pensiero più sette sue poesie)

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Tra i miei maestri poetici (se così si possono chiamare, diciamo allora tra i miei disorientamenti), tra i tanti (ma non sono poi così tanti), devo molto ad una donna, in partcolare: Amelia Rosselli. Lei più di ogni altro mi ha insegnato ad osare ferir la bocca con il cuore, e a ragione di essere altrove, che il canto e la semina impazzita sono la stessa cosa, e che la protezione dell’anima è la sua dispersione, e poesia è quel frutto disimparato, che mostra la terra proprio perchè malato, malato d’umanità, questa umanità che della terra è figlia e madre, madre d’amore disperante, ma anche malvagità, paternità nera. Perciò dalla Rosselli, dall’Amelia ho imparato questa disperazione che causa felicità, caos che genera lungimiranza. Da lei ho imparato la musica illetterata. E dedico a lei questo mio Natale malato, a lei che fu capace di disinibire il verso, di spogliarlo per renderlo suono tonfo, per darlo pugno e mano, e lancia, e renderlo non più cronaca, ma cronico di vita.

Amelia, dove sei, ci manca la tua terra disadattata. Dovunque tu sia, grazie per la schiavitù che m’hai insegnato a incatenare.

(seguono 7 scritti di Amelia Rosselli da “Variazioni belliche”)

*

o mio fiato che corri lungo le sponde
dove l’infinito mare congiunge braccio di terra
a concava marina, guarda la triste penisola
anelare: guarda il moto del cuore
farsi tufo, e le pietre spuntate
sfinirsi
al flutto.

*

Questi uccelli che volano,
e questi nidi, di tormento fasciano
le inaudite coste, e l’ombra
che getta l’alabastro violento sui cuori
e l’improbabile vittoria. O sonetto tu suoni con le campane
dei muli, – il passo è muto.

*

tu non sai quale oscuro precipizio
affumicò miei occhi a tua
vista: tu non odi le rosse mie indagini
squadrarti – solo la terra ti promette una sembianza;
io corro e corro per i vichi invece.

*

nullo
è il deserto in cui tu mi muovi, e le false facce di
quella cattedrale tu chiami l’ardore
di Dio
s’incoronano di spine mortali. E se il sicuro
ormeggiare della tua candela di notte si
spezza, incolpa il fato, la notte oscura, e le
povere tue
spostate ragioni.

*

Madre da gli occhi sconvolti il
blu papale delle tue gote (tende di Dio)
limano.

*

E chi mi può garantire tu non sei uno di quelli
che muoiono sulla zappa invece – chi mi può
avvertire della tua ragnatela. Tardi ho
chiamato le mosche a riparo.

*

la mia fresca urina spargo
tuoi piedi e il sole danza! danza! danza! – fuori
la finestra mai vorrà
chiudersi per chi non ha il ventre piatto. Sorridente l’analisi
si congiungerà – ma io danzo! danzo! – incolume perchè
‘l sole danza, perchè vita è muliebre sulle piantagioni
incolte lo sai. Un ebete ebano si muoveva molto
cupido nella sua
fermezza: giro! giro! come tre grazie attorno al suo punto
d’oblio!

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2 thoughts on “DEDICA DI NATALE – ad Amelia Rosselli (un pensiero più sette sue poesie)

  1. Ad un incontro di Poesia a Sorrento, anni fa, l’ascoltai e poi, finito l’incontro, se ne andò a guardare una vetrina dove c’erano dei foulard. Le chiesi gentilmente senza clamore se desiderasse prendere un caffè con me. Mi rispose che non beveva caffè. Null’altro. La ricordo con piacere, perchè era Lei e questo basta.

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