Reminiscenze
Un uomo antico mi si fa vicino,
odora d’armi e fieno. Ed una ancora
da nascere mi sfiora: una bambina,
so che mi aspetta, chiama. Vivo ora
ma anch’essi, sento, sono qui. Nessuno
manca: nell’universo così pieno
siamo tutti vicini, e tutto è uno.
Esseri di ogni tempo ci sfioriamo,
ci attraversiamo intorno a un perno vuoto,
ruote di vita, vortici. Viviamo
stretti ed ignari, e tutti siamo uno,
noti a noi stessi in un divino ignoto.
Una bambina mi si fa vicina,
odora d’armi e fieno: ha la mia mano.
Ignoti ospiti
Mi vengono dentro e mi dèttano.
Resisto ancora, ma accorrono. Invadono.
Mi tuonano gli orecchi. Ho colmo il petto
dei loro turni oratorii. A me tocca
(come se avessero amore per me!)
tradurli, il dispari far pari, l’alto
condurre alla misura del mio cuore.
Mi vengono così dentro che io esco
per far posto, che resto senza fiato
per dar voce a ignoti ospiti, tradurre
non so da quale idioma. Ignoro tutto
tranne questa irruzione; non so dire
altro che quanto resta (loro frutto
e mio fiore). E così ascolto, e annoto,
immaginando il genio come il vuoto.
Carta d’identità
Ho stoffa nera di prete
sotto questo mantello
di pelle colorata
– perciò, svelato, strillo?
Ho benda di pirata
e coltello a dente
di tigre, a machete,
sotto questa risata compiacente
– perciò, toccato, duello?
Ma vincere è imbecille. Ora lo so
dopo che mille e mille
volte lottai coi denti, che ho perduto,
uccisi e fui travolto,
calpestai molto, molto calpestato.
Però la lotta è bella.
Questo mi resta nel cuore:
l’assalto come estremo atto d’amore.
Addio ribelle
che, contraddetto, duella e si sbudella.
Addio, prete teatrante che ancora,
svelato, mi strilli nel petto.
Sii omninamente benedetto, mio
passato presente. Chiunque tu sia,
vita o dio,
sia fatta la tua volontà
– non la mia.
3 poesie di Pietro Cimatti (1929-1991)
tratte da “Sagittario in amore – poesie postume” (Di Felice Edizioni, Collana “Il gabbiere”, Martinsicuro, 2015).
DISGRAFIE - blog di poesia a cura di Antonio Bux 