AMELIA ROSSELLI – 10 POESIE

ROSSELLI
da “Variazioni belliche” (1959)
 
*
 
la mia fresca urina spargo
tuoi piedi e il sole danza! danza! danza! – fuori
la finestra mai vorrà
chiudersi per chi non ha il ventre piatto. Sorridente l’analisi
si congiungerà – ma io danzo! danzo! – incolume perché
‘l sole danza, perché vita è muliebre sulle piantagioni
incolte se lo sai. Un ebete ebano si muoveva molto
cupido nella sua
fermezza: giro! giro! come tre grazie attorno al suo punto
d’oblio!
 
 
*
 
sereno il suolo mi rendeva
ogni cupidigia, serena la luna mi porgeva
le sue ansie tributarie. Ma se sereno il sole mi porgeva
la sua candela flaccida, allora sereno mi si porgevano
le ali del
nero vasomotorio dubbio del leone che tanto ingrandì che non più la
sua cellula potè fermarlo.
 
 
da “Variazioni” (1960-61)
 
 
*
 
L’inferno della luce era l’amore. L’inferno dell’amore
era il sesso. L’inferno del mondo era l’oblio delle
semplici regole della vita: carta bollata ed un semplice
protocollo. Quattro lenti bocconi sul letto quattro
amici morti con la pistola in mano quattro stecche
del pianoforte che ridanno da sperare.
 
 
 
da “Serie ospedaliera” (1963-65)
 
 
*
 
Primavera, primavera in abbondanza
i tuoi canali storti, le tue pinete
sognano d’altre avventure, tu non hai
mica la paura che io tengo, dell’inverno
quando abbrividisce il vento.
 
Strappi rami agli orticoltori, semini
disagi nella mia anima (la quale bella
se ne sta in ginocchio), provi a me
stessa che tutto ciò che ha un fine
non ha fine.
 
Oppure credi di dileguarti, sorniona
nascosta da una nuvola di piogge
carica sino all’inverosimile.
 
Ma il mio pianto, o piuttosto una stanchezza
che non può riportarsi nel rifugio
strapazza le foglie, che ieri
mi sembravano voglie, tenerezze anche
ed ora sperdono la mia brama.
 
Di vivere avrei bisogno, di decantare
anche queste spiagge, o monti, o rivoletti
ma non so come: hai ucciso il tuo grano
nella mia gola.
 
Assomigli a me: che tra una morte
e l’altra, tiro un sospiro di sollievo
ma non mi turbo; o mi turbo? del tuo
sembrare agonizzante mentre ridi.
 
E bestemmia la gente: è più fiera
di te che dello spazio che ti strugge
portandoti fra le mie braccia. E io
stringo una pallida mummia che non
odora affatto: escono semi dai suoi
occhi, pianti, virgole, medicinali
e tu non porti il monte nella casa
e tu non puoi fruttificare, queste
sorelle che ti vegliano.
 
Sembri infatti un morto nella cassa
e non ho altro da fare che di battere
i chiodi nella faccia.
 
 
 
da “Documento” (1966-73)
 
 
*
 
Quale azione scegliere, prevedere, ereditare?
Un pezzo di pane a cane senza museruola
è meglio che questo scrivere in bianchi
versi di getti lacrimogeni, a branchi
di gente tutta senza importanza o museruola
 
che scrive vincendo e perdendo tutte
le cause: mentre fuori il tempo gode
e esplode, senza la tua intima perplessità
intimità di cose andate e perdute mentre
tutt’occupata a scrivere versi bianchi
andavi leggendo quel che non si potè
 
fare.
 
 
*
 
Cavalli consistenti sorvegliati da
un agente hanno lanciato bombe a gas
continuamente in movimento.
 
Hanno volontari che assembrano i resti
e poi li montano su un camioncino così
come tutte le nostre prove d’amore
falliscono.
 
Con successi profondamente negati alla
più parte della gente s’accorse d’essere
dalla parte giusta.
 
E nelle mani contenere a pugno chiuso
una quantità di biglietti da mille
che vergognandosi risposero al silenzio
con immagazzinate qualità. Vero è il
fumo, offre con la sua consolazione
l’elettrico ballo di San Vito.
 
Perché hanno questi fiori e questi
nomi tanto tempo a disposizione urtandosi
contro le pareti della stanza?
 
Volitiva si spiegazzò indenne nell’interno
dell’appartamento rosa.
 
 
 
*
 
Anche lui impiccato la rivoluzione
vorresti farla finita con le grandezze
un bene ne chiama un altro e con semplicità
(revisionata all’una di notte e con
 
insonnia) distruggi un bricciolo
di quel che vorresti distruggere.
 
Il fondo della giornata è quella
hanno voluto celebrare il
quinto anniversario della vittoria
hanno continto perfino te che tu sei andata
ad annegare, tutti
attorno non vincevano, ma perivano.
 
Sono periti a dozzine
tu perirai l’indomani
 
se tu voli,
e ti battezzo nemico del popolo.
 
Frase non semplice
tocca a te farne a meno
e così disfare
quella lezione che mi hai dato di praticità
e in orario mostrarti che anche io ho
fede nella ragione.
 
Esistevano vuoti e vani nella mia mente
versi fatti con furore di distrazione
mostrano che per ultimo v’era questo
pezzo di carta.
 
 
 
*
 
Ho venti giorni
per fare una rivoluzione: ho
altri venti giorni dopo la rivoluzione
per conoscermi
mio piccolo diario sentenzioso
 
Tana per
le fresche menti
le parole,
un pugno
chiuso le garantisce
la mia più imbattibile ragione d’essere.
 
Il nemico le strappa le vesti
la felicità è un micro-organismo nell’interno
dell’infelicità
 
nel cimitero
non sa smettere di essere felice.
 
 
da “Appunti sparsi e persi” (1966-77)
 
 
*
 
Perdonatemi perdonatemi perdonatemi
vi amo, vi avrei amato, vi amo
ho per voi l’amore più sorpreso
più sorpreso che si possa immaginare.
 
Vi amo vi venero e vi riverisco
vi ricerco in tutte le pinete
vi ritrovo in ogni cantuccio
ed è vostra le vita che ho perso.
 
Perdendola vi ho compreso perdendola
vi ho sorpresi perdendola vi
ritrovo! L’altro lato della pineta
era così buio! solitario! rovinoso!
 
Essere come voi non è così facile;
sembra ma non lo è sembra
cosa tanto facile essere con voi ma
cosa tanto facile non è.
 
Vi amo vi amo vi amo
sono caduta nella rete del male
ho le mani sporcate d’inchiostro
per amarvi nel male.
 
Cristo non ebbe così facile disegno
nella mente tesa al disinganno
Cristo ebbe con sé la spada e la guaina
io non ebbi alcuna sorpresa.
 
Candore non v’è nei vostri occhi
benevolenza era tanto rara
scambiando pugni col mio maestro
ma v’avrei trovati.
 
Vi amo? Vi amerei? Tante cose
nel cielo e nel prato ricordano
amore che fugge, che scappa
dietro le case.
 
Dietro ogni facciata vedere quel
che mai avrei voluto sapere; dietro
ogni facciata vedere
quel che oggi non v’è.
 
 
da “Impromptu” (1981)
 
 
Questa notte con spavaldo desiderio
scesi per le praterie d’un lungo fiume
impermeato d’antiche abitudini
ch’al dunque ad un segnale indicavano
 
melma, e fiato. Solo sporcizia
sì, vidi dall’ultimo ponte, dubitando
d’una mia vita ancora rimasta al
sole, non per l’arrosto ma
 
per il fuoco è buona: se a tutti divenne
già prima ch’io nascessi – indifferente
 
la mia buona o cattiva sorte, dall’altr’angolo
che non da questa visione crematorizzata
 
dalla mia e vostra vita terrorizzata
se resistere dipende dal cuore
piuttosto dalle sottane s’arrota
la Mistinguette, la vita sberciata
 
per un attimo ancora, se sesso
è così rotativo da apparire poi
 
vano a questo recitativo che mi
faceva passare per pazza quando
arroteandomi dietro ad ogni scrivania
 
sorvegliavo i vostri desideri d’essere
lontani dalla mia, rotativa nella
notte specchiata nel lucido del
 
vetro che copre le vostre indifferenze
alla mia stralunante morte.
 
 
 
10 poesie di Amelia Rosselli
 
tratte da: “Amelia Rosselli – Le poesie” (a cura di Emmanuela Tandello, prefazione di Giovanni Giudici, Gli Elefanti Poesia, Garzanti, 1997)
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