ALFONSO GUIDA – 5 POESIE DA “L’ACQUA AL CERVELLO È UNA FOGLIA” (LIETOCOLLE, 2014)

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*

Ci siamo separati.
L’incrocio dei cieli, il crocicchio vuoto
del barcareccio. Gelida l’Europa.
Nessun aliseo. Ma l’aria buona dei
moli cerca nei miei libri il coraggio
dei bicchieri che porto in silenzio tra
due maglie accartocciate nel fagotto
di velluto. Sbarcammo a cinque metri
dal Volga, gli alberi e gli alberghi poveri e chiusi.
Mi piaceva il tintinnio dei bicchieri
che portavo a spalla. Li avrei venduti
presto. I tuoni in burla, le toghe appese
come stracci ai balconi fioriti di
ghiaccio. Ricordo tutto. E la speranza
di una bambina cui avevano tolto
la madre sparava a più non posso nel
cuore. Ti ho preso, le dissi, e giocammo
con le bambole di vetro. Altre scarpe
di pezza, un litro di vodka nel fuoco,
l’Adorazione, ogni ubriaco germoglio
fece del mio lutto una saggezza di
barche rimaste a riva per non sciogliersi
tra la bufera e il cordame di sabbia.

*

Certe case abbandonate hanno il cuore
sospeso, le ombre infreddolite, le armi,
spezzate dietro la porta. Ogni luce
ravviva il piovasco duro che scende
sul letto, con le nicchie e i calcinacci,
con la tosse che graffia il petto e scivola
sul vecchio maglione di lana. Cresce
l’erba tra le rovine innamorate,
tra la polvere infantile che scuote
le travi, il sangue adolescente e buio,
tutte le parole impronunciate. E tu
guardi come le ortiche e le cicute
mangiano le pietre, i gradoni, il cerchio
delle scale. I barlumi, il ferro, il piombo
dei catini, un cappotto grigio, quasi
stracciato dalal continua presenza
dei gatti. Notte e giorno un lungo, tiepido
parlare di spettri, e le casseruole,
le sedie capovolte, il brodo buono
sul tetto passa dal camino e giunge
nel cielo che assiste piovoso e bianco.

*

Ce ne siamo andati. Il caffè bevuto
lungo il viale nascostamente. E il passo
delle saracinesche mattiniere,
quando ricordare l’eco dei battiti
porta al disgelo l’ammalarsi, il lungo
parlottio dei deserti. Sono vecchi
cappotti neri, i tavolini chiusi,
le transenne, una libertà demente
corregge il quaderno di pioggia e nebbia
su cui avanza la strenua clorofilla
dei tigli, la fretta dei camerieri.

*

Così avverto la sacra
percezione di una pioggia che rompe
la notte, il pensiero di stare ovunque
mentre fluisce il sentiero
nei crepacci e il dolore scopre nudo
la natura dell’eterno e del vuoto.
Da qui ai carri di fieno
passa l’odore della cucina. Il legno
dei mestoli evapora dipingendo
di bianco i vetri rotti dei soffitti.

 
*

Queste mani sui gerani raccontano
la storia di un cane bianco. Era un padre
morto. E il cane altissimo e vecchio apriva
nei cartocci i resti del pranzo. Amiamo
dirci addio, disse Rocco, accade tutte
le sere quando la pioggia gelata
cresce nel vetro murato, un parlare
di zingarelle al cimitero pieno
di rose, questo avviene tra me e il cane.

 
5 poesie di Alfonso Guida
tratte da “L’acqua al cervello è una foglia”
Madrigali dedicati (pp. 42-43-44)
Lietocolle editore, Faloppio, 2014

In foto: Alfonso Guida (foto di Alessandro Turco)

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