GOTTFRIED BENN – 3 POESIE

Gottfried Benn

 

 

 

 

Versi

Se mai il nume, oscuro e inconoscibile,
in un essere è sorto ed ha parlato,
ciò fu solo nel verso poiché immensa
la pena dei cuori vi si è infranta;
i cuori van per gli spazi alla deriva
quando la strofa va di bocca in bocca,
sopravvive alle risse tra le genti,
alla violenza e al patto tra i sicari.

Così, i canti che un popolo ha cantato,
indiani, *yaqui* di parola azteca
vinti dall’avidità dell’uomo bianco
vivono ancora come canti agresti:
“Su, bimbo vieni con le sette spighe
vieni in catene, adorno delle giade,
il dio del mais innalza, per nutrirci,
la verga fragorosa e tu sei l’olocausto-”

Il grande soffio a colui che le sue vie,
rapito e soggiogato, offrì allo spirito,
inflato, efflato, apnea – alitazioni
di indiana penitenza e fachiria –
il grande Sé, il sogno del gran Tutto,
donato a chi in silenzio si consacri,
si conserva nei Salmi e nei Veda,
irride ad ogni fare e sfida il tempo.

Due mondi sono in gioco ed in conflitto,
e solo l’uomo è basso se tentenna,
non può vivere solo dell’istante
anche se egli è il frutto del momento;
il potere svanisce nella feccia,
laddove un verso costruisce i sogni
dei popoli e li sottrae alla bassezza,
eternità di suono e di parola.

 

 

I compagni

Fin che non scordi te stesso
cosí le Potenze dispongono,
nel labirinto dei pozzí
tu non sia mutato.

Un sentimento alterno,
pochi fuochi di fiaccole,
tendi le mani e i muri
ti sono ignoti e freddi.

Più che mai solitario,
gli ultimi, i fidati
negli anni, i compagni,
tu li hai lasciati,

per chi e per quale potenza?
Tu non vedi le rive,
solo il dolore è tuo
che quella in te ridesta,

e quello ch’essa intenda,
lo senti forse con gli anni,
ma prima che tu lo sappia,
il tuo compagno è muto.

 

 

Tutte le fosse

Tutte le fosse, i tumuli,
sui monti e in riva ai mari,
che scavai, dai cui margini
ho visto la terra aperta,

che portati e continuo a portare
tra i capelli, conchiglia ed alga,
cui continuo a domandare
che sia stato il mare nel fondo –

tutte le fosse, i tumuli,
in cui sono stato e sono,
talvolta un’ala bianca
passa sopra di loro,

se non può alzare le corone,
né ridare luce alle rose
che dentro vi calai,
qualche che muta vi dona.

 

 
GOTTFRIED BENN, Poesie statiche, Einaudi, 1972. Trad. di Giuliano Baioni.

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