EPITAFFIO PER FRANÇOIS
L’una e l’altra porta
del mondo, aperte:
aperta l’una e l’altra
da te, nella notte bifronte.
Le udiamo sbattere e sbattere,
noi portiamo l’indefinito,
portiamo quel Verde nel tuo Eterno.
Ottobre 1953
IN DUE
In due nuotano i morti,
in due, e intorno gli scorre vino.
Nel vino che su di te versarono
nuotano i morti in due.
Dei capelli si fecero stuoia,
ove stanno fianco a fianco.
Tu devi trarre il tuo dado di nuovo
e tuffarti in un occhio del Due.
LONTANANZE
Con lo sguardo nello sguardo, nel freddo,
lasciaci fare questo ancora:
respirando
tessere insieme il velo
che ci nasconde l’uno all’altra,
quando la sera s’appresta a stimare
quanto ancora è lontana,
da ogni figura che essa si dà,
ogni figura che a noi essa presta.
STARSENE LÌ, all’ombra
della gran cicatrice nell’aria.
Uno stare per nessuno, e per nulla.
Sconosciuto,
solo
per te.
Con quanto lì trova spazio,
anche senza
lingua.
CORROSA MENSOLA
di pietra, con mascherone,
che affonda
nella fessura, e cripta, delle pupille:
Dentro, in alto
nell’interno del cranio,
dove tu vai arando il cielo,
tra solco e piega
essa impianta la sua figura,
che cresce debordando, cresce.
NOI, VERACI COME L’ERBA SPARTO,
a N’we Awiwim,
il non baciato
muro di un pianto
si fa rumoroso
per pienezza,
esso tasta le nostre bocche,
si schiera
dalla nostra parte,
c’intride
del suo biancore,
noi diamo noi stessi ad altri:
a te e a me,
la notte, sta’ in guardia! la notte
comandata dalla sabbia
con noi due
fa sul serio.
IL PASSO DELLE TROMBE
in fondo al cocente
vuoto del testo,
ad altezza di fiaccola,
nel buco del tempo:
apprendi ad ascoltare
con la bocca.
PAUL CELAN