Ancora t’ascolto che parli,
sempre che io viva t’ascolto
come volubile tu parli
presso al limite dell’aia,
qui, dove il muro precipita,
dove, se t’ascolto che parli,
più dilacerante nel cielo
disegnano un solco le stelle,
che ascoltano mentre tu parli.
*
Giallo, livido sopra Monte Velino s’inalza
il disco che illumina l’aia.
Ma l’aia non suona di grida.
Non ci siamo stati che noi, bambini?
In una sera come questa,
ora sono dieci o dodici anni
t’ho strette le mani giocando,
fra il pagliaio ove siedi e la casa,
scotendomi la febbre le vene.
Certo, non ricordi. Che vuoi?
Da quella sera, la luna – tante volte s’è rinnovata,
e la tua bocca, come la luna – anch’essa s’è rinnovata.
*
Sottoterra non vive spirito o senso:
le ceneri peregrinano, poi si confondono.
Atomi elevano le montagne, monumenti,
che illuminano lampade, senza ricordo accese.
Dolce per me sarebbe e per te profondare nella quiete,
sul tuo seno assaporo una più certa morte;
non più ascolteremmo, sparte membra nel suolo,
scendere di soppiatto, fra le viti, la sera.
Per noi, sulle montagne, ora s’accenderebbero
quelle immobili lampade sepolcrali.
*
Il veleno più sottile è questa bellezza diffusa.
Come uno scolaro in vacanza, aspiri voluttuosamente, gridi di piacere,
ti getti supino sull’erba, faccia a faccia contro il cielo.
Quanto più limpida è l’aria, tanto più s’aduggia il mio spirito.
È la Natura un quadro senza figure, che noi non sapremmo animare.
*
Settembre e la sera declinano; dalle giunture
le membra mi allontanano; resti tu sola.
Cadavere sopra cadavere; la Terra è morta
sulla spoglia dell’estate riversa.
Il mandorlo con i suoi rami
carichi, assiste.
Io penso che questo sia
il paese di là dalla terra favoleggiato
eguale, immutabile, fermo,
d’un colore calmo,
d’un profilo nitido.
Le vene più non mi battono; il sangue dal cuore
più non fluisce; le zolle sono aderenti
alle mie ossa; disteso lungo i solchi
segui le gémine onde,la passione e l’oblio,
configurarsi e confuse scorrere dalla luce,
ristagnare in un bacino opaco.
5 Poesie di Enrico Fracassi (1902 – 1924)
Da “Passione e oblio”, Ed. Il Labirinto, 1998
A tutti questi poeti dimenticati la nostra attenzione e la nostra stima .
Grazie ad Antonio per le sue scelte !
Grazie a te, caro Leopoldo, per il passaggio e la lettura!
Un abbraccio,
Bux