ANTEPRIME EDITORIALI – “COMUNIONE COL FUOCO” DI LUCIANA FREZZA (EDITORI RIUNITI, NOVEMBRE 2013)

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ANTEPRIME EDITORIALI – LA POESIA POP DI LUCIANA FREZZA

Verrà presentato venerdì 29 dicembre 2013, ore 18:30, presso la Biblioteca di Villa Mercede a San Lorenzo (via Tiburtina 113, Roma) “Comunione col fuoco”, tutte le poesie di Luciana Frezza – Editori Riuniti. Una poetessa alla quale tengo particolarmente, sia per il suo impareggiabile lavoro di traduttrice, specialmente dei poeti francesi (per importanti editori quali Rizzoli, Feltrinelli, Neri Pozza, Einaudi e altri, ha tradotto i maggiori poeti d’oltralpe: da Rimbaud a Baudelaire, da Verlaine a Mallarmé, ma anche Laforgue e Proust, del quale è uscita recentemente un’antologia poetica, sempre per Editori Riuniti) sia per la sua particolare poesia, definita da molti critici una  poesia dal “pop femminile” ma anche connotata da una malinconica “distruzione di sé”.  La Frezza (siciliana d’origine ma romana d’adozione, è stata la moglie di Agostino Lombardo, uno dei più grandi anglisti e americanisti italiani, forse il più grande traduttore e critico dell’opera shakesperiana) è tragicamente scomparsa nel 1992, all’età di sessantasei anni. A distanza di poco più di un ventennio dalla sua morte, esce finalmente quest’opera completa della sua poesia, comprendente le nove raccolte pubblicate in vita (a parte Agenda, uscita postuma nel 1994 per “All’insegna del pesce d’oro, Scheiwiller) più alcuni inediti. La curatela è stata affidata al noto poeta e critico Elio Pecora, in sinergia con la poetessa Patrizia Lanzalaco, intima amica della Frezza. Riporto una riflessione del critico Carlo Bordini, apparsa in occasione del decennale della scomparsa della poetessa su L’Unità, per meglio comprendere la poetica esuberante, sgargiante, ma così profonda e liquida dell’autrice: “Mi sembrava che nella sua poesia ci fosse un barocco femminile, come una scrittura ovale, non rettilinea né ellittica, un rapporto strano con la realtà, che si trova anche nei lampi rotondi della “Tartaruga magica” e anche nei versi più piani di “Cara Milano” (altri libri di versi di Luciana), nel suo linguaggio misurato, mai violento, una sentenziosità ironicamente allusiva, e sempre un po’ irata, a volte eversiva, trasgressiva.” Sempre nel medesimo articolo, la stessa Frezza definisce il suo lavoro (riferendosi a Parola Sub, suo ultimo libro editato in vita, ma volendo spaziare, parlando anche della sua poetica in generale):  “Il libro è un tuffo. Parabola sub significa andare a picco perché è andata male, ma nello stesso tempo si approfitta di questo andare a picco per saperne di più. Non c’è un’idea del capovolgimento del mondo, ma di un capovolgimento della visione, come quando si guarda sott’acqua. Scendendo giù si può vedere se stessi come chi ha pensato e sognato tutto. L’intenzione è quella di esplorare in profondità, di battersi. Un venirne poi fuori terapeutico. Di toccare livelli inesplorati. Nel tuffo, dove c’è sicuramente la volontà di risalire.”

Una parola poetica vivace e sorprendente, una sensibilità acuta e pericolosa. Riporto alcuni testi tratti dal libro poco prima menzionato “Agenda”.

Invito tutti a leggere i versi di questa importante poetessa, così prepotentemente attuale e moderna.

Antonio Bux

SELF-SERVICE

 

Raramente si coglie la seconda occasione

anzi è la riconferma che non si poté non si volle

il bene era lampante ma c’era nell’inerzia

di lasciarlo sparire un piacere misto al dolore

e piacere e dolore sono lo strascico ornato

il ricordo della veste con cui si presentò la prima

la seconda occasione trabocca di meraviglia

e un senso di fatalità approfondisce la gioia

eppure esterrefatti ci si astiene dal gesto

per prenderla un’identica pania lo impedisce

anzi il nuovo strato stendendosi sull’antico

prolifera infrenabile di nuovi no senza più chance

 

LA PERFEZIONE

 

A Vittorio Sereni

 

Nei party sull’erba

seminata di lustrini

pioggia recente o ventagli d’irrigazione

si possono comporre versi

nel padiglione di un orecchio

da sciogliere in riso

tintinnante col ghiaccio dei bicchieri

Ce n’è cose belle al mondo disse il sorriso

eppur muovendosi occhio

qua e là in perlustrazione

socchiuso affilato

sulla trama del tappeto sfumato

di sera dove l’errore

raccomandato

se è vera e quale

l’immunità promessa

da quel nonnulla di sbagliato se vale

anche per una qualche eternità.

 

ALZIAMO I CALICI

 

Non crederli gigli appassiti

mi conforta anzi scintillanti

ancora i tuoi bicchieri alzati

voglia di gioia negata

impuntatura librata

per forza propria ape e fiore nell’aria

dove ancora salgono e il brutto

muso di lutto pret a porter che detestavi cade

come buccia dal frutto.

 

BISENSO

 

Il rogo ardente di Mosè era quasi

certamente un pozzo di petrolio

il petrolio è il prelievo

dai buchi dell’anima per farne poesia

il petrolio è pericolo

il petrolio è vicinissimo a Dio

da un capo della storia

ora dall’altro.

 

ANNI VENTI

 

Frantumata la coppia di levrieri

in amore le teste congiunte

come mani in preghiera o l’una

sull’altra affannosa

babele di carezze

guizzo unico il fianco

nell’irrimediabile

stretta del bianco

friabile bisquit

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