4 POESIE DI JORGE AULICINO – TRADUZIONE DI EMILIO COCO E SILVIA BEATRIZ AMARANTE – TRATTO DA “ANTOLOGIA DELLA POESIA ARGENTINA CONTEMPORANEA”- ED. SENTIERI MERIDIANI – 2007

AULICINO

 

 

BOARDWALK CASINO

Le fantasie e i ricordi
sono, dice, la stessa cosa.
Diresti che sono materia?
Sono materia gli effetti elettrici?
È materia la luce setacciata
di un giorno senza sole in un appartamento?
Se si potesse sostenere per diversi secondi
davanti alla vista la struttura della mente,
se con essa si potesse fare una foto
come di montagne russe illuminate,
sostenute a loro volta da pensiline
come guardi di splendore giallo,
come sarebbe certo e rustico il deserto,
come vera la conquista di un progetto,
come reale tu e quanti passano e parlano.

(Las Vegas, 2000)

 

RIVIERA

Il robot che si ossidasse nel cortile posteriore
ricordando le sue più gloriose fantasie.
La pioggia che crepitasse nei suoi ultimi circuiti.
Le fogne verso cui rotolassero gli acidi di arrugginite
batterie.
Si starebbero compiendo le scritture;
ciò che sarà fantasia abbandonata fu reale:
sulla Terra arsero i paradisi liberati
dall’elettricità,
l’eden delle immagini ha viaggiato attraverso cieli
tempestosi
ripetendo che il corpo fu sempre spirito, virtualità.

(idem)

 

3.

Mi hai detto l’altra notte che le grandi cosmogonie
non hanno dei creatori. Quasi sempre il mondo
è nato dalla stessa distruzione dei primi titani.
E per questo le rocce sono le ossa di un gigante
o gli uomini gocciolarono dalle loro vene aperte
o il mare e i fiumi sono ciò che resta della loro
dissoluzione.
In questa trasformazione dei grandiosi cadaveri
regna quasi sempre un gruppo con cui conviene allearsi.
Non capiscono la preghiera. Bisogna parlar loro chiaro.
Soprattutto ci aiutano e ci danneggiano a seconda
della simpatia spontanea che ispiriamo nelle loro teste
strane.
E la sera è un leone imbalsamato . E i semafori,
ossi di enormi crostacei macerati.
E Odino ci accompagna in questi accampamenti ossidati.
E Zeus guarda di lato; il più ottuso e il più saggio.

 

4.

La donnola rappresenta quanti furono desiderosi
della parola divina, ma che non ne fanno niente
quando l’hanno ricevuta. E producono nelle orecchie.
La donnola rappresenta quanti vollero la grazia
e la grazia fu data loro, ma niente.
Non muoverti se trovi la donnola
sulle scale o sul sedile di un taxi.
Striscerà il suo pensiero verso luoghi calpestati,
perché, sicura della grazia e della parola,
non le viene in mente altro che vagare
per dove ci furono città che gli eserciti macilenti
schiacciarono con stivali e riempirono di preservativi.
Piuttosto continua a costruire il merito.
Perché scenda la luce bianca o celeste su di te,
quando ti distrarrai veramente nel tuo lavoro di
scorticare,
diserbare, piegare, ventilare, conservare, scuotere.
Anche se vai scalzo per le banchine impervie
del tuo stesso pensiero, dovrai distrarti profondamente;
astrarti per non ricevere invano l’amicizia di regni
lontani anelati, per non girovagare con la donnola.

 

 
Jorge Aulicino è nato a Buenos Aires, nel 1949.

 

 
poesie tratte da “Antologia della poesia argentina contemporanea” (Sentieri meridiani editore, 2007, a cura di Emilio Coco e Silvia Beatriz Amarante)

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