5 POESIE DI MILO DE ANGELIS – DA “DISTANTE UN PADRE” – (MONDADORI, 1989)

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DE ANGELIS

 

 

 

<<È POSSIBILE PORTARE SOCCORSO AGLI ASSEDIATI.

È POSSIBILE CAPIRE L’ESTATE.>>

 

L’inizio ci assale. Volevamo capirlo

alla velocità dei morti, perdonare

le mani, quando urlano che nessuno

udrà il fruscio di queste biciclette

tra quindici anni o un rovescio di pioggia. Questo

palcoscenico impazzito sottovoce, queste toghe

in burla, che nemmeno il nostro

più storico ieri potrà recidere: nel taxi

a ferro e fuoco ecco le tappe e le abitudini

del crollo, il medesimo spavento circolare

mescolato a un valzer di spilli. Quindici isole

dopo l’infanzia. Tra poco, a Bari, aprono

le edicole. È mattino, nient’altro.

 

 

RIGA

 

Alla testa ondeggiante nel mirino

preferimmo una

malattia di gradi freddi e sottrazioni: è

odio anch’essa, lo so, ma questo

fuscello si fa idea inseguendola per

un anno di limbo. E noi, applausi

scoloriti, abitammo la notte,

la sfuggente, meravigliosa pedana. Penetrazione

di sole in grano, che è madre. Superstite

che si chiama padre.

 

ARIA FESTIVA

PER IL TERZO MODO DI VIVERE

 

Difficile rispondere subito – ero lì –

a un pianoforte che concentra il bene

con distinzioni violente. L’estate viene vinta

di poco. Troncando questi piedi a fiori, chiudendo

i soldi nel mappamondo, un rosario

gelava nell’acqua, pura acqua spezzata …

… nostra minima christiana … le giocanti

disegnano l’ira, bosco dell’uomo, le altre

lo abbattono con colpi di mosche cieche

in un magistrale fescennino elettrico.

Allora la notte non viene

dal cielo, ma dalle case e dai muri.

 

Al primo sibilo mi acquattavo

come il mio vero gatto

il gatto con gli stivali!

Ricordo le lampadine a cinque watt

ma non il sole … non il sole …

 

Quel disegno che ci obbliga, quel

mucchietto di meraviglia tra gli uomini

quando gli elettrodi si toccano

ogni temporale comprende

questa tattica … sabato pietre … sabato vivi …

millenni di una legge latina

che cucì pupille e ciottoli.

 

Anche oggi il cucchiaio è aperto, posato.

 

Inceneriti si accanivano sotto la bella realtà

come poté qualcuno succedere

come poté la notte bevuta cruda

sono tutti i nostri atti di giustizia

contro l’istinto dell’arcobaleno

schifo sii netto.

 

 

LE COSTANTI DEL TEMPO

 

Scrivo sul cartone, sulla

foto di gruppo, sulla gabbia dei colpi

che i malati talvolta hanno. Come spose

camminano con l’acqua, sanno che

la vita ha chiesto un solo miracolo osceno. E penso

al tenero catechismo del salesiano, quando

morì balbettando in un dialetto. Giancarlo

era con me. Disegnava

strani animali, aerei sui tetti. Pregava. Non

per risorgere o per un altro azzurro. Voleva

un’arte più serena di noi. Pregava così, la buona avventura,

lo stesso colore, qui, dell’insonnia.

 

NUBE, NULLA

 

È un sonno senza materia, un dialetto

che dalle rovine bussa alla montagna

dentro la razza della montagna. Il più frenetico nulla

seppe sprigionare colore beffardo, ma anche

l’esatto colore dei funghi: scende una raffica

di grosse gocce calde e la lettiga è ferma

davanti all’ergastolo

quelle nozze si stringono

a uno spargimento impazzito di cigni.

<<Lasciano senza fiato, oggi, le mani giunte>>.

 

 

poesie di Milo De Angelis, da “Distante un padre”

(Mondadori, 1989)

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3 thoughts on “5 POESIE DI MILO DE ANGELIS – DA “DISTANTE UN PADRE” – (MONDADORI, 1989)

  1. Una poesia scorrevole che si legge di botto, affinemente e sapientemente congiunta all’esperienza comune. Un bel linguaggio.

    Antonio Torre

  2. “Contro l’istinto dell’arcobaleno/schifo, sii netto”. Ecco la chiave di questa poesia aspra e risoluta.

    Franco

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