3 POESIE DI SILVIA ROSA TRATTE DA “SoloMinuscolaScrittura” (ED. LA VITA FELICE)

silvia immagine

 

 

 

La poesia di Silvia Rosa parte dal basso, dalla concentrazione del quotidiano, scatola chiusa dove viene catalogato, sotto forma di folti sms, l’alibi a specchio del poeta, lo scotto della perdita e del rimpianto affettivo che si evidenzia nel trascorrere delle pagine. Una scrittura emotiva, di buona musicalità, che parla un linguaggio semplice ma non banale, anche se in alcuni tratti la scrittura perde di brillantezza e di originalità (però, a dire il vero, nel progetto globale del libro si intende come questa sia un’opera appartenente davvero al minimale –minimale qui inteso come luogo neutro, chiuso a sé, in quel suo stare poco per svelare tutto- dunque un corollario increspato sulla superficie di tutti i giorni, dove si apre una mappatura conoscitiva-dissociativa del proprio percorso, guardato spesso con occhio incantato, quasi smarrito). Da questo ne viene fuori un libro con una pervicacia sintattica che muove le parole come un saliscendi orale. In alcuni passaggi le poesie si smarriscono nel già detto, nel non più tangibile, nell’intimismo di un ricordo andato, per poi riemergere nella prepotenza del presente, facendo riaffiorare immagini a volte sbiadite, altre volte più dense, ma sempre seguite da quest’onda anomala che infrange, ma che sembra apparentemente non detergere. Una poesia, quella di Silvia, che si fa contenitore/grembo di molta vasta produzione femminile delle ultime generazioni, cercando di opporre alla ridondanza inevitabile di un flusso centrifugo, una certa linearità di svolgimento dettata dal ritmo ovattato, quasi sincopato della “stretta” (o se preferiamo “marginale” –nell’etimo-) scrittura della poetessa. I temi sono i frequenti che attraversano molta poesia contemporanea: dal rapporto corpo/ombra, quindi deduzione della forma a induzione nell’invisibile, alla dimensione casalinga del vuoto che impervia e che occupa qualunque cosa, fino al conflitto amoroso che attraversa con nostalgia ma anche con una velata delicatezza la “minuscola” voce dell’autrice. Questa sorta di zibaldone contiene, tuttavia, piccole dimensioni a sé, dove l’io della Silvia Rosa esce fuori dirompente, ma spesso, per questa sua facilità di “ingessare” il momento, si finisce con l’insabbiare la placca dell’ego a vantaggio della meccanicità di un sistema sovraccarico di scariche repentine e di filtraggi più rapidi, che tendono ad esaurirsi e a disperdersi quasi come piccole valvole di sfogo emozionale. Di questo piccolo diario ho voluto evidenziare le tre poesie che paiono meglio racchiudere questa forza della poetessa di rimbalzare con facilità tra immagine e ritmo, tra senso e abbandono, tra memoria e rinnovamento e dunque tra singolarità individuale e senso di appartenenza universale.

 

Antonio Bux

 

 

 

 

 

 

 

 

Sms #1

 

qui il sole non decolla, è un disco rotto che mi preme sul costato e schiocca note acide di noia. il mare si muove di continuo e ad averceli talloni duri che vanno al fondo riaffiorando lievi in superficie di meraviglia, ad avercelo legato stretto tra i capelli quel coraggio, che piega il capo di rinuncia, la saggezza antica che sa quando si smettono le attese, ché i morti non resuscitano – ma le attese come luccicano, un brillare che si accende fin negli angoli più asciutti della retina, e cola sale, e miele qualche volta -. aspetto che mi spuntino le branchie intorno al cuore, intanto che mastico il silenzio e mi pesa il lutto dei coralli che franano la pelle, snudando orme piccole di cielo, ques’estate la mia polpa più dolce resterà a consumarsi in cima a un albero, speriamo arrivi il vento, almeno, speriamo in un respiro di lontano, un tuffo che mi rianimi le vene dritto al cuore, di un’onda lunga l’eco

 

 

 

 

 

 

Sms #7

 

che bello accarezzare l’erba del mio giardino, sembrano Capelli di una creatura marina, asciugati di sale. le dita non scorrono in tanto candore lucente che profuma di terra e di vermi e della mia pelle impallidita contro il sole e il verde tenue che mi cresce sulla nuca – un germoglio di lallazioni – e fiorisce questa quiete di parole quando non ci sono e sono l’erba del mio giardino i miei capelli

 

 

 

 

 

 

 

Sms #36

 

la casa ha un respiro d’oggetti, che si sgonfia – un’agonia -, che si svuota di ricordi e si spegne in un rauco rimbombare la tua voce contro nude le pareti. sembra di veder morire un animale preistorico, che si accascia di stanza in stanza, si decompone, e nel vuoto di presenza viva, si rimpicciolisce – un’emorragia -, si apre fin nelle viscere. e tu, (ospite ospitato) al centro di questo strano corpo che fai a pezzi, non ti ritrovi più se non in te stesso, e scopri che ti basti, nudo per un istante, senza l’abbraccio consolante del tuo guscio. traslochi (dal)la tua pelle.

 

 

poesie di Silvia Rosa tratte da “SoloMinuscolaScrittura” (Edizioni La Vita Felice, 2012)

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2 thoughts on “3 POESIE DI SILVIA ROSA TRATTE DA “SoloMinuscolaScrittura” (ED. LA VITA FELICE)

  1. c’è un refuso:

    dove dice “quindi deduzione della forma a induzione nell’invisibile”, è “deduzione DALLA” forma. Mi scusi il lettore e anche Silvia per la svista.

    SalutiBux

  2. Ciau Antonio,
    ti ringrazio per aver accolto “SoloMinuscolaScrittura” nel tuo blog, e per aver dedicato a questo mio lavoro attenzione e le tue parole. Della nota critica che hai scritto ho apprezzato la sincerità con cui hai voluto sottolineare anche quelli che a tuo giudizio sono i punti deboli del libro.
    La tua lettura mi pare interessante, condivisibile o meno che sia, e mi aiuta a vedere da un punto di vista altro il percorso della mia ricerca stilistico-formale e di contenuti.

    Un caro saluto 🙂

    Silvia

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