“Questo libro contiene un romanzo in versi.
Che è anche un diario di viaggio.
Che vede l’adolescente pittrice dal soprannome
Noix de Coco e la noce di cocco che è una nave
e un posacenere.
E c’è Croquignolle che potrebbe vivere meglio
se usasse la concentrazione invece dell’immaginazione.
Con la sua scrittura che è organo del sentimento.”
Dalla prima parte “Noce”
IV.
(- Suicidio o ribellione
la mia biblioteca è una polveriera)
Non era
luogo di vigore
o luogo naturale
piuttosto forma
stravolta
inquietante
che si imponeva
su ogni spazio, abnorme
Una disordinata libertà
Invidiavi le bestie, avresti voluto
le ali e pensavi volentieri
a quel gioco in cui nascondere
sotto le lenzuola bianche tutti i libri
non leggere nemmeno la data
di scadenza degli alimenti
non scrivere più
una sola parola
Fingendo indifferenza
il libro
trasformava la realtà
corrodendo i contorni delle cose
fino a raggelarle
Nessuno avrebbe potuto escludere
che ti sarebbero spuntate le ali
V.
(Quando fuori nevica sdraiarsi dentro,
sul pavimento di legno rosso immaginando un prato verde,
poi iniziare a rotolare morbido; ridere in vocale a e i o u)
Nella libreria dietro il Duomo richiedevi sempre
libri che non c’erano
la signora cercava comunque
saliva sulla scala, spostava, frugava, impilava
Quando pagavi solo un quaderno
allora cadeva per terra almeno un libro,
lo acquistavi
Quel giorno una raccolta di poesia ti insegnò
– dovrei tagliarmi i riccioli solo come se fossero immaginari,
ti fece considerare – chissà se mio padre
ha mai passato una notte intera in bagno
a rimuginare sul significato della sua vita
Croquignolle si stendeva nel letto bianco
che stava sotto il lucernario ricoperto di ghiaccio poi
pensava di avere molto freddo
XII.
(Le femmine scrivono solo per vendicarsi)
Ti piaceva sentirti protetta
rintanarti sul tavolo sotto i pensili, fra gli alberi,
negli interstizi tra le poltrone
e avresti voluto un padre,
che ricordasse di quand’era bambino,
a costruire nascondigli minimi
scatoline di legno disseminate
nella casa, nel giardino, nell’orto
Ma ogni volta che stavi per parlare
tuo padre di tappava le orecchie con le mani
I colori sbiadivano l’uno nell’altro
non pioveva più dai frutti aperti
Allora legavi tua madre a una scimmia
Poi festeggiavi, con le bottiglie
XVI.
(Da una corrispondenza privata,
ieri sera, la consumata rilettura di una caduta.)
ho le clavicole gravemente esposte
credo che mi si prosciugheranno le ovaie poi
ho mangiato un pesce e un pomodoro sì
vedi non ho voce per parlarti di mia madre
so che piango e ho i brividi da qualche giorno
e il mio corpo parla sempre molto chiaro
ho terrore di dimenticare tutto il male
per un abbraccio
piango e guardami con le mani sulle guance
e si bagna tutto le dita i capelli il maglione
Nessuno dovrebbe sopravvivere a questo
l’ultimo contatto è stata una lettera d’odio freddo
ma quando l’ho vista
io ho pensato che fosse venuta per abbracciarmi
invece il mio corpo aveva paura
– capisci? io pensavo fosse venuta per abbracciarmi
e allora ho chiuso con tutte le mandate
la porta blindata
e ho camminato avanti e indietro
per non so quanto
e forse fumavo
sento solo dolore ovunque
è un anno e mezzo che non dico la parola madre
al mio dottore
a mio padre ho raccontato oggi cosa è successo
sono mesi che lo accuso tu non mi hai mai difesa mai
si scusava, avrebbe potuto, dovrebbe ora
ma io pensavo che fosse venuta per abbracciarmi
e lui ora non mi deve niente
nessuno mi deve niente
siamo rimasti in silenzio
la amo, è terribile
(nell’inconcluso
c’è che i sentimenti siamo animali furiosi
ingovernabili
XVII.
(“Ut arcus facilius intendant”)
Mutilazione e occultamento
una bambina nella prima infanzia
e quell’accenno di seno destro
– nessuno potrà mai allungare le mani
su quell’accenno di seno destro
un disco rovente di rame
Poi, il braccio sarebbe cresciuto forte
come quello degli uomini
– Sei fiera di me mamma?
E dimmi quando mi fiorirà l’uccello?
Se sarò grande non mi sposerò
prima di aver ucciso un nemico in battaglia
– Bimba mia
ogni primavera
ti offriranno un maschio
da rituale, in segreto, al buio
perché non vi riconosciate
vi accoppierete nel grano
e genererete figli
– Gli amanti mi riconosceranno
da questo splendido vuoto nel petto
– Bimba mia
sarà come la mano amputata dello scrittore
come l’arto che vorresti usare
che crederesti di avere,
potrai nutrirne molti dovrai allattarti sola
Pentesilea bambina non protesta
per questa carne rubata al paradiso
fantastica di quando sarà regina
inquieta sogna
e sveglia osservandosi sbranare
con i suoi cani
il corpo di Achille
poesie tratte da “NuàdeCocò” (Manni, 2010)
di Paola Silvia Dolci
Paola Silvia Dolci è nata nel 1977 a Cremona, dove vive ed è ingegnere civile. Scrive da sempre.
ti ringrazio anche qui 🙂
pao
io ringrazio te e la tua scrittura ❤