DA “ENIGMI ROVENTI”
*
Su e giù
nel caldo della stanza
Nel corridoio strepitano i pazzi
con i neri uccelli là fuori
intorno al futuro
Le nostre ferite fanno esplodere il tempo maligno
ma gli orologi vanno lenti –
*
Oziare
tangibilmente appassire
Un battito d’ali rapito per sempre le mie mani
con le quali rammendo un buco
Ma gemono su quest’abisso spalancato –
*
Lavo la mia roba
Nella camicia molte agonie
cantano qua e là contrappunto di morte
I persecutori l’hanno intessuta
con l’ipnosi
e la stoffa è docile nel sonno –
*
Luminosità rientra nel verso scuro
sventola col vessillo ragione
Nel grigio mi tocca cercare
Trovare è altrove –
*
Nell’attimo una stella chiude il suo occhio
Il rospo perde la sua pietra lunare
Tu nel tuo letto regali il respiro alla notte
Oh carta dell’universo
i tuoi segni cancellano dalla nostra mente
le venature dell’estraneità –
Diseredati piangiamo la polvere –
*
E di nuovo un diluvio
Lettere d’alfabeto strappate crudelmente
pesci all’amo che parlano
nello scheletro salino
a rendere leggibile la ferita –
E di nuovo imparare la morte
dall’antica vita
fuga per la porta d’aria
a cogliere nuove colpe da pianeti addormentati
Esercizio estremo sull’antico elemento del respiro
atterrito da nuova morte
Dov’è andato il pianto
se la terra è scomparsa?
*
Visioni d’ombra
smarrite dai morti
anche noi lasciamo
solitudine più nostra a chi rimane –
Uno si gira
e guarda nel deserto –
l’allucinazione spalanca
il muro dell’impervietà solare
dove una coppia di antenati
parla il linguaggio della polvere ritrovata
lontananza di conchiglie sotto il sigillo –
Abbiamo freddo
e lottiamo con il prossimo passo
già nel futuro –
*
Non QUI non LÀ
ma con lingua bifida nel sonno
al suo tramonto balbetta la natura
l’ombra ritorna a casa
Sulle linee della vita erra il pianeta
succhia messaggi regali
si arricchisce –
*
Solo la morte svela la verità del loro pianto
questi ritornelli intagliati nel buio della notte
questi esercizi di lingua
al fondo di organi sonori –
*
Invochi ora disperata quell’unico nome
dal buio –
Attendi un attimo ancora –
e vagherai sul mare
Già l’acqua ti penetra nei pori
con lei sprofonderai per risalire
e presto ti ritroveranno nella sabbia
e tra le stelle ti poserai ospite attesa
e nella fiamma del rivedersi ti consumerai
taci – taci –
***
[Nulla
sulle acque
e già sospesa a un battito di ciglia
la geometria di un cigno
radicata nell’acqua
s’inerpica
e si china nuovamente
Inghiottendo polvere
e misurando con l’aria
l’universo – ]
poesie di Nally Sachs tratte da “Enigmi Roventi”
traduzione di Ida Porena
Belli questi scritti, molto!
grazie, una grande poetessa.
Effettivamente bei versi. Un ringraziamento per queste inserzioni poetiche.
Antonio Torre