*
&
ho ereditato ciò che dai
l’ho nominato in nome pasto
poi posato intatto alla fiera,
smembra il germoglio miseria scossa
invocato perdono fate del cielo
strazio uragano in la fonte sia
oltraggio ora incido sempre ora chiedi
a il luogo del sacro è dato
il bianco s’incestua nel rosso, oro
*
Innesti
per il pino che è quercia
lussureggiante candore
risvegliarsi era l’osceno, il povero,
il proscenio dove la rovina incute timore
*
&
vergami il dolore smunto della sposa
la civiltà ai piedi donava arche
cherubini scoscesi impalavano ancora smonti
la traccia da te che mi amavi s’abbevera
il nido, piumaggio oro e smalto, tuo
vanto nell’uomo morto la notte s’attende
nebbia che precipita chi ombra devasta
la pioggia dal basso un rantolo, l’agonia
privilegio di specie celebra la pioggia
sua devastazione
*
&
la struttura è finitudine
vento specie di un luogo:
sai maestrale, libeccio, garbino;
barbaro e povero l’innesto
un flusso adagio, un frammento del
adagio e poi il mondo è barbaro
pure una costanza flessa
tracce molli il coraggio nel
innesto
*
&
la struttura s’infeconda, si fa
battesimo, non cristiano; un vessillo
per la morte nel banale il vento:
i barbari sono orde orbe, nostre
pupille vostre i pianti arrampicanti
oltre la dura legge di mangia un
piatto di verità: la morte è argilla
che scolpisce lo scultore, la madre
l’unico tremore, colore che punisce il
madre colorata, armonioso seme
il battesimo si mentre un adagio si
flebile il fiato s’infila qui nell’ora
pregherò il sale
*
&
le parole vergini hanno lo stesso vento
le sentenze come sai il rubino
il passo, l’anello che si fa
debole ancora il bimbo
senza civiltà, né fuoco, né mattone
terra diverrà acqua, ogni pesce sarà
il bimbo respirava nell’attesa
la lingua morde e feconda, cerchio di
lo spazio, mattone, contorta su se
carta e pelle, la vita bella
*
&
solo incutere livore a sera
semenza a oltraggio di vai
un trapasso lento agognato
pelle sedie pelle tua mia pelle
la notte è più chiara dell’ombra in
tu pelle in oltre i capelli tuoi:
qui la struttura è mondo, altro
particelle, donna di teatro ramata
rame trave serena la mente nel
oggi sai i passi della struttura
puoi altro la schiera è feconda
ogni mondo trapassa la cinta
e si fa lacrima di carta: poetica
mente la parola carta
*
&
il, seme: un calco, il
viscere, la parola segno
sia funzione, piedi che muoiono
assaggio, annaspo, civiltà che
si crea l’abbraccio, vieni la
funzione delle radici, trapassi
il lembo esco ora ogni direzione sa
altro il passo reciso corale d’ombre e
frammenti piante che cresce pianta d’
tacere d’inferno, nomi cristiani, tre tomi
che incuti ora timore, le mani, mercanteggiare
da ogni istante a ogni possibilità
*
&
la rosa brunita e scrivi: la disperazione
è luogo. il canale è luogo, la bellezza è
disperazione, l’io è luogo, capelli ramati e
innesti sangue in struttura, s’infeconda la
biografiaauto, di versi, l’opposto seme dove
adagia i muscoli; il bimbo mangia un gelato
o scismi fioriti, foglie fatte marmo nel
sai che tu andrai in ora scendo nell’ora
mia tua sorella, luogo, riparo, grotta
tutto comprendi è cavità per l’eco
*
&
la terra pulita, conchiglia di rame
mare, giovane dolore che
Dio nel mio abbraccio, musica
ogni quadro un germoglio, tu sei la
ecco la stanza del fuoco, ogni arpa
i bambini rincorrono una palla,
la ruota che ricompone le membra, le fa
ora un quadro, altro
un fuoco mite
poesie di Paolo Fichera
tratte da “Innesti”
edizioni Cantarena (i quaderni di Cantarena)
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Ciao Paolo, si certo; è quello che consiglio sempre, poi data la facilità di reperibilità spero si possa diffondere tramite il mio piccolo messaggio. 🙂
A presto, antonio
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